Privacy

Riconoscimento facciale: ci sono limiti che non possiamo superare

La dirompente evoluzione tecnologica impone una seria riflessione sulle trasformazioni cui sta andando incontro la nostra democrazia.

Di recente si è aperto un ampio dibattito sui rischi per la privacy dei cittadini legati alla tecnologia di riconoscimento facciale.

Per riconoscimento facciale intendiamo una tecnica di intelligenza artificiale che si sta diffondendo in tutto il mondo e che consente di identificare una persona a partire da una sua immagine (foto o video per esempio).

È generalmente utilizzata dalle forze dell’ordine per ricercare persone scomparse o identificare autori di reato.

Tuttavia l’ipotesi che possa essere usata anche per altri “nefasti motivi”- come paventato dal CEO di Google durante una conferenza tenutasi in questi giorni a Bruxelles e nella quale ha auspicato una regolamentazione dell’intelligenza artificiale- è tutt’altro che remota.

Di come tale tecnologia possa mettere in discussione diritti fondamentali delle persone, si è discusso persino in Cina -tra i paesi che maggiormente utilizzano il riconoscimento facciale- dopo che un professore di legge ha citato in giudizio per violazione della privacy, il parco di Hangzhou che sottoponeva a riconoscimento facciale i suoi visitatori, senza il loro consenso.

Come rilevato dagli esperti, tale tecnologia, oltre ad essere gravemente lesiva della privacy delle persone, si è rivelata tutt’altro che infallibile nella lotta al crimine, presentando difficoltà a riconoscere il volto di persone di colore, che si troverebbero così a subire discriminazioni in misura maggiore rispetto ad altri gruppi di individui.

Persone completamente innocenti quindi, potrebbero essere erroneamente identificate come autori di reato -c.d “falsi positivi”- alimentando così maggiori pregiudizi nei confronti di minoranze etniche già particolarmente vulnerabili.

Così mentre negli Stati Uniti, alcuni paesi come San Francisco e Oakland hanno deciso di bandire il riconoscimento facciale, venerdì scorso la polizia metropolitana di Londra ha annunciato che utilizzerà tale tecnologia negli spazi pubblici per contrastare forme di criminalità particolarmente gravi.

Libro Bianco: la proposta della Commissione Europea per limitare il riconoscimento facciale

Per affrontare le questioni etiche e legali connnesse all’intelligenza artificiale, la Commissione Europea ha elaborato un libro Bianco, la cui bozza di documento è stata pubblicata sul sito Euractiv e il cui rapporto completo, secondo le indiscrezioni dello stesso sito, dovrebbe essere pubblicato a febbraio. https://www.euractiv.com/section/digital/news/leak-commission-considers-facial-recognition-ban-in-ai-white-paper/

Tale progetto prevede un limite all’uso di tecnologie di riconoscimento facciale per un periodo dai tre ai cinque anni, durante i quali dovrebbe essere sviluppata una solida metodologia per valutarne gli impatti e le possibili misure di gestione del rischio.

Come sottolinea il libro bianco infatti, il GDPR sancisce il diritto dei cittadini a non essere sottoposti a decisioni prese esclusivamente, attraverso dei processi automatici, inclusa la profilazione.

Una proposta quella della Commissione Europea che non può che essere accolta favorevolmente, rendendosi necessario porre dei limiti al modo in cui tale controversa tecnologia viene utilizzata, ed individuare soluzioni in grado di equilibrare evoluzione tecnologica e diritti delle persone.

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